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Quanto SILICIO organico c’è nella tua alimentazione?

Scienza, Silicio

Equisetum arvense L. (Coda cavallina, coda equina, brusca). Comparsa circa 350 milioni di anni fa (nel periodo Carbonifero), si riproduce tramite le spore; è diffusa in tutti i continenti tranne che in Australia.
Il SILICIO organico non è facilmente assimilabile quanto si vuole far credere, mentre il SILICIO colloidale risulta essere il più biodisponibile in assoluto.

Il SILICIO viene generalmente assunto con la semplice dieta quotidiana, ma l’alimentazione moderna a base di pane bianco, pasta con farina 00, riso non integrale, zucchero raffinato, frutta e legumi consumati senza buccia (anche per evitare l’assunzione dei pesticidi che vi sono accumulati), è povera di questo prezioso oligoelemento.

Inoltre, il SILICIO presente nel cibo, una volta ingerito, nello stomaco diventa Acido Ortosilicico (OSA), una forma altamente instabile che tende a polimerizzare (plastificare) diventando poco assorbibile.

Fare provvista di silicati organici tramite la dieta non è comunque difficile: il SILICIO è abbondante nell’acqua potabile, nei cereali, nelle cipolle, nei cavolfiori, nei fagioli, nei piselli, nella buccia della frutta (spec. mele e fragole), nella birra e in diverse piante piuttosto comuni

Il SILICIO di origine vegetale che si trova nell’equiseto, ma anche nel tarassaco e nel fieno greco: come rimedio fitoterapico rimineralizzante è da usarsi con qualche restrizione in presenza di lesioni ossee di tipo degenerativo (artrosi, artrite).

Occorre tenere inoltre in considerazione che soprattutto l’equiseto può provocare effetti collaterali che occorre conoscere preventivamente: è controindicato in gravidanza e allattamento, a chi soffra di malattie renali, ai soggetti con disturbi del ritmo cardiaco o in cura con digitalici. Inoltre, dal momento che contiene nicotina, l’equiseto deve essere evitato dalle persone allergiche a questo alcaloide.

Le interazioni farmacologiche dell’equiseto riguardano innanzitutto gli effetti sinergici con i medicinali diuretici (ne enfatizza gli effetti, con rischio di disidratazione e perdita di magnesio e di potassio). Infine contiene una sostanza chimica, la tiaminasi, che scompone la vitamina B1, per cui può portarne alla carenza.

Altre specie di equiseto hanno inoltre dimostrato di provocare ipoglicemia e potrebbero quindi rafforzare l’azione dei farmaci per il diabete.

 

Le piante più ricche di SILICIO e da cui è più facile estrarne sono (per 100 g):

  • Bambù: 50-70% di silicio del suo peso secco (dal midollo dei fusti)
  • Equiseto: 30-70% del suo peso secco
  • Ortica: 1% del suo peso secco
  • Topinambur 36 mg
  • Asparagi 18 mg
  • Orzo 230 mg
  • Riso 17 mg
  • Colza 16 mg
  • Girasole 15 mg
  • Prezzemolo 13 mg
  • Cipolla e aglio: 100-180 mg
  • Segale: 600 mg
  • Miglio: 500 mg;
  • Orzo: 230 mg
  • Grano: 160 mg
  • Mais: 19 mg
  • Patate: 200 mg
  • Banane: 5,44 mg
  • Fagiolini (cotti): 2,44 mg
  • Carote (crude): 2,3 mg
  • Acqua: 6,8 mg/litro (si trovano acque speciali che contengono fino a 60 mg/litro).

Quanto sono utili per la pelle i preparati erboristici di SILICIO organico?

Esistono vaste divulgazioni che incentiverebbero l’assunzione dei cosiddetti integratori a base di SILICIO organico (preparati erboristici dove il SILICIO è invece presente sotto forma di silice ricavata da equiseto o ortica, da acidi silicici o da alchilsilanoli) dando per scontato che assunto col cibo sia di facile assimilazione (non è così!) e ipotizzando ruoli nella sintesi della idrossiprolina, coinvolta nella catena polimerica del collagene (la procollagene-prolina diossigenasi); l’attività dell’enzima che si occupa di questa sintesi, è regolato invece dalla presenza di acido 2-chetoglutarico, ascorbato (cofattore nella riduzione), e FERRO (Fe3+ ridotto a Fe2+), e non da composti del SILICIO.

In parole semplici: NO, perché non è il SILICIO organico a intervenire nella produzione di collagene, ma il FERRO!

La ZEOLITE può costituire un altro ottimo integratore, di origine minerale, ed è ulteriormente utile anche per disintossicare l’organismo.

Curiosità 

Le piante usano il SILICIO soprattutto per difesa: lo concentrano in porzioni della struttura per renderle dure e resistenti alle aggressioni di chi vuole nutrirsene: l’equiseto, per esempio, lo concentra nel fusto della pianta usandolo per conferirgli robustezza; oppure può essere presente in agglomerati situati sulle foglie che diventano coriacee (le foglie dell’equiseto diventano abrasive in superficie), per scoraggiare gli erbivori che inoltre le trovano difficile da masticare e indigeste, oppure irritanti per chi le tocca (l’ortica presenta la punta dei peli urticanti silicizzati).

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